Ciao,
Sono un operatore. Sai ogni tanto ho paura. Cerco di fare il mio meglio, provo a stare calmo. Tento di tenere tutto sotto controllo e penso tu possa capire. Ogni tanto mi capita di avere paura, ho paura di essere visto poco, ho paura di sbagliare. Mi capita di far finta di non sentire quello che alla
fine i miei colleghi pensano, perché poi forse credo sia vero. Cerco di non giudicare, ci provo, ma non sempre riesco. È un po’ nella nostra umanità no? Cercare di trovare dove sbagliano gli altri per pensarci più corretti e capaci. Da un po’ cerco di non stare a guardare ogni singola azione del mio collega, perché forse c’è una motivazione dietro alcuni movimenti. Siamo fragili, mi sono accorto che siamo più fragili. Spesso molto più nudi e disorientati dei nostri ragazzi. Non si può certo dire che non li guardiamo con orgoglio, i ragazzi si intende. Tanto orgoglio da chiamarli addirittura “Nostri Ragazzi”. Nostri, ma evidentemente i Buonifigli non sono ne figli ne sicuramente nostri. Attribuiamo però a loro questo aggettivo possessivo, perché alla fin dei conti una volta incontrati non possiamo fare a meno di pensare a loro, nel bene o nel male. Ho visto più volte nuovi assunti e io compreso, che dopo pochi giorni non riuscivano, e riuscivo, ad evitare di parlare di loro, di raccontare aneddoti e di riderci su, non escludendo la contemporanea “pesantezza” che può creare la loro compagnia. Forse Don Guanella li chiamò così non per esplicitarci la loro incondizionata bontà, ma per consigliarci di notare la loro libertà e trasparenza nelle scelte. Atti bonari volti a loro stessi ,certo, ma incredibilmente privi di giudizio esterno o ego-riferito. Non voglio comunicare nulla di grandioso ed eccezionale, ne dire di avere una soluzione per il burn-out o la pillola per la felicità, ma senza meno vorrei donarti un’idea. Questa assenza di giudizio vorrei che la recepissimo, la conservassimo, la donassimo se fosse possibile. Ho imparato da un po’ di tempo una cosa: l’ascolto spesso salva le situazioni. I ragazzi esprimono loro stessi con diversi linguaggi e siamo veramente capaci in poco tempo di impararli a pieno. Si potrebbe dire che ogni operatore parla e comprende fluentemente tra le 24 e le 200 lingue differenti. Ti voglio solo dire che sei in grado e che so che vuol dire lavorare qui dentro e che non è mai nulla banale. Non sei solo o almeno proviamo a non far sentire l’altro
in questo modo. Forse non serve a molto ciò, per me, però, ha senso. Alla fine siamo qui e questo posto può donare qualcosa, spesso celato, nascosto da mura che raccontano più storie di quante ne possiamo
comprendere, ma se sai guardarle unite forse generano un bel film;

Tranquillamente tuo,
Un operatore del DonGuanella.

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