Progetto Orientamento Giovani
Diventare ambasciatori dell’auto-educazione all’orientamento, diffondendone la cultura tra gli insegnanti, nelle scuole e nelle istituzioni, perché diventi prassi consolidata dei percorsi di orientamento. Portare il progetto e i suoi valori a più scuole e ragazzi possibili.
Il progetto Poguanella nasce dalla collaborazione tra l’associazione POG (Progetto Orientamento Giovani) e Casa San Giuseppe (Opera Don Guanella) con l’obiettivo di Incontrare, ascoltare ed accogliere i ragazzi del territorio dandogli la possibilità di entrare in contatto con loro stessi in luogo nel quale la fragilità è un valore. Accompagnare i ragazzi a scoprire come la loro “ferita possa diventare una feritoia”, come l’incontro e la condivisione possano parlare bene di loro. Come il donarsi possa diventare dono per sé stessi.
L’ ASCOLTO E ACCOGLIENZA DEI GIOVANI SENZA SCONVOLGERSI DAVANTI ALLE FATICHE, POVERTA’, ERRORI, STORIE DI VITA, CADUTE, DOMANDE, e LIMITI. VAI BENE COSI’ è la frase di sottofondo che guida i nostri passi.
Singole Mission
POG
I giovani sono “portatori sani di bellezza”, sono energia, speranza, desiderio, fragilità, tenerezza, sfrontatezza, timidezza, insicurezza, sogno, crescita. Non sempre i ragazzi hanno la possibilità di essere accolti, accompagnati ed ascoltati.
Alcune volte è difficile per loro trovare il canale giusto per esprimere la loro unicità, per mancanza di giusti stimoli o di strumenti da parte di chi li circonda, che spesso comunica messaggi di giudizio e di aspettative che imbrigliano ciò che invece necessita di fiducia e libertà: il cuore grande dei ragazzi.
GUANELLA
La missione dell’opera è l’amore e la cura dei poveri, specialmente dei più abbandonati, di “coloro che sono poveri nell’ingegno o nella salute o nelle sostanze”, ma rivolge la sua attenzione anche ai fanciulli, i ragazzi, e i giovani in stato di abbandono materiale o morale.
Dare quindi una casa agli ultimi.
Per quale motivo aprirsi ? Non solo perché è un mandato del Fondatore, ma anche perché mettersi in contatto e al servizio dell’ultimo, ci restituisce qualcosa di noi stessi. Nello specifico il contatto con la disabilità ha la capacità di fare luce su parti di noi che non conosciamo.