2 aprile: Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo.
Lo psichiatra Tonino Cantelmi parla del suo nuovo libro sul tema. “Un modo atipico di funzionamento del cervello
Fonte: “Bambini con l’autismo, possiamo imparare da loro” – il Giornale
Il professor Tonino Cantelmi, psichiatra e psicoterapeuta, è presidente dell’Istituto di terapia cognitivo interpersonale, direttore sanitario dell’Istituto Don Guanella e componente del Comitato nazionale per la Bioetica presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Oggi, Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo, presenterà un decalogo per affrontare un tema che è sempre più vivo nell’interesse dei genitori, degli insegnanti e sempre più delle persone in generale: come interagire con i bambini con disturbo dello spettro autistico. È in arrivo anche un libro del quale Cantelmi è coautore con il pedagogista Angelo Trecca, dal titolo «L’autismo e i suoi enigmi» (Edizioni San Paolo, già preordinabile) [segue approfondimento] che svela in modo pratico e concreto precauzioni e consigli ai quali ricorrere.

Primo enigma da svelare: che cosa è esattamente l’autismo?
«Un disturbo del neurosviluppo, non è una malattia ma un modo atipico di funzionamento del cervello. Un caso di persona autistica ad alto funzionamento è Elon Musk. Questo prova che esistono mille situazioni atipiche diverse. Ci sono persone molto gravi e persone con problemi più sfumati che con pochi accorgimenti potrebbero fare una vita più armoniosa».
I numeri sono impressionanti: su 74 bambini tra i 7 e i 9 anni almeno uno soffre di un disturbo dello spettro autistico. Che cosa significa?
«Sul piano epidemiologico abbiamo una consapevolezza incredibile. Si tratta di un numero pazzesco che oggi siamo in grado di intercettare molto presto, anche con diagnosi a 18 mesi».
Questo dato fa pensare che il disturbo riguardi anche molti adulti che non hanno ricevuto la giusta diagnosi.
«Certamente è così, perché in questo modo abbiamo creato una condizione di difficoltà a migliaia di persone. Tutti i dati dimostrano che un intervento precoce evita problematiche psicopatologiche da adulti. Il problema non è l’autismo in sé e per sé, con il quale dobbiamo fare i conti».
Che cosa significa fare i conti con i bambini con autismo?
«Fare i conti significa aiutarli a vivere meglio ma anche creare un accomodamento ragionevole a loro. Molte famiglie con bambini che hanno autismo hanno difficoltà a fare la spesa, perché non sopportano caos e confusione. Nella Regione Lazio c’è già quella che chiamiamo la calma sensoriale, che andrebbe esportata nelle altre regioni. Nei grandi centri commerciali, in orari determinati, si fermano le stampanti e altri apparecchi molto rumorosi. Il fatto che noi siamo più consapevoli fa sì che possiamo aiutare i ragazzi a crescere e a esprimere meglio se stessi».
Qualche consiglio estrapolato dal Decalogo?
«Ogni persona è unica. Dai loro il tempo necessario per rispondere, non bisogna aver paura del silenzio ma saper attendere senza scomporsi. Non dare pacche o buffetti sulle spalle, cioè rispetta lo spazio personale. Sappi accettare qualche comportamento insolito come dondolarsi o agitare in aria le mani. Non giudicare dalle apparenze, cioè dalle espressioni del viso: quella persona non ti sta mancando di rispetto, semplicemente non manifesta sentimenti come ci aspetteremmo. Alcuni di loro hanno bisogno di comunicare in tempo telegrafico».
Che cosa noi possiamo imparare da loro?
«Hanno difficoltà a capire la bugia. Per mentire hai bisogno di operazioni mentali che loro non fanno. Paradossalmente, se il mondo fosse affidato alle persone autistiche non esisterebbe la bugia. Il pensiero divergente può darci molti aiuti. L’appello è anche chiedere alla società di creare un mondo in cui tutti possano muoversi».
Il viaggio è un momento speciale per tutti, ma non sempre i genitori di persone autistiche lo vivono bene.
«Negli aeroporti servono zone più ampie in cui le persone con autismo possono muoversi e luoghi con costruzioni meno costrittive. Come idea, lanciamo il diffondere spazi logisticamente predisposti per l’attesa e percorsi meno prolungati, perché in molti hanno difficoltà a stare in coda»
L’autismo e i suoi enigmi: il puzzle blu. Guida per genitori, insegnanti e educatori
Libro di Tonino Cantelmi (psichiatra) e Angelo Trecca (pedagogista).

“No alle diagnosi ghettizzanti, la neurodivergenza è una risorsa”.
Secondo gli attuali criteri diagnostici, l’autismo o, meglio, “I disturbi dello spettro autistico” (spettro per indicare la varietà infinità delle condizioni di cia-scuno, dalle più lievi alle più gravi)
presentano una compromissione qualitativa
dell’Area Affetto Sociale (cioè del repertorio del comportamenti relazionali) associata a una
Area sintomatica definita “Comportamenti
Ristretti e Ripetitivi. Noi riteniamo questa diagnosi stigmatizzante, per quanto sensata sul piano operativo, perché non evidenzia le infinite sfumature della condizione autistica e alimenta una patologizzazione ghettizzante. Lo sappiamo, stiamo esagerando, ma vogliamo sensibilizzare tutti sul tema: quando parliamo di autismo, parliamo non di un puzzle tutto blu (come detto, colore scelto in passato per indicare l’autismo), ma di un puzzle multicolor, anche se assemblato in modo atipico. E soprattutto vogliamo ribadire che non si tratta di cervelli da correggere, ma di condizioni alle quali la realtà sociale deve un po’ adeguarsi secondo forme di “accomodamento ragionevole.”
Insomma, è necessario che il mondo sia reso “comodo” per tutti. Se si affronta l’autismo secondo il contributo della Teoria della Mente, formulata nel 1978 scopriamo molte cose sul funzionamento mentale. Ad esempio, che alcuni moduli cognitivi evolutivi, precursori delle capacità
sociali e comunicative, sono atipici, come i moduli relativi all’attenzione condivisa, al gioco simbolico, all’intenzione comunicativa, all’espressione mimica e all’imitazione. Questo ha delle conseguenze sul funzionamento. Ne segnalo due (ma ovviamente sono molte di più): una è la difficoltà a capire le regole non scritte, un’altra è la difficoltà a ingannare o a capire l’inganno. Ecco, la mente atipica disegna un mondo più esplicito, più sincero e meno fraudolento. E davvero così negativo?
Per questo diciamo che è necessario, per il bene di tutti, che tipico e atipico si mescolino in modo reciproco! Perciò la neurodivergenza è una condizione che apporta punti di vista innovativi. Non dimentichiamo che straordinari musicisti, celebri chirurghi e famosi scienziati erano (e saranno!)
neurodivergenti. Comunque non c’è dubbio che i disturbi dello spettro autistico siano inclusi nei Disturbi (non abbiamo per ora una definizione migliore) del Neurosviluppo, cioè in quei disturbi comportamentali e cognitivi che insorgono durante il periodo dello sviluppo (nell’infanzia e nell’adolescenza) e che coinvolgono difficoltà significative nell’acquisizione e nell’esecuzione di funzioni intellettive, motorie o sociali (..), al bullismo oggi sappiamo fare meglio la diagnosi e possiamo co-costruire con tutti un mondo migliore
Fonte: L’Avvenire
Vi consigliamo la lettura anche di questo interessante articolo dell’Avvenire: Avvenire_20250327_Autismo[1].pdf
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